Quello che accade oggi Cassandra lo aveva visto oramai da anni.
Le professioni, e in particolare quella dei dottori commercialisti dal 1972, hanno reclutato principalmente colleghe e colleghi appagati e pagati per svolgere attività quasi artigianali di servizi amministrativo-contabili-fiscali-societari (leggi: contabilità, redazione-deposito bilanci e dichiarazioni, vendendo il lavoro delle cosiddette “signorine” con un po’ di utile).
Ma la professione era di altri, e oggi ce ne stiamo accorgendo perché gran parte della categoria non sa reagire in modo consapevole e preparato alla sfida delle tecnologie: in particolare oggi a quella della cosiddetta “fatturazione elettronica”. Di fatto siamo di fronte alla contabilità elettronica, ovvero a quel fenomeno di digitalizzazione universale che consente alle Aziende e ai soggetti economici di ricevere e spedire documenti elettronici (fatture emesse, fatture ricevute, altri documenti contabili e flussi bancari standardizzati) che rendono inutile il processo di digitazione e conservazione fisica dei dati cartacei e delle informazioni.
Credo che cercare di competere in questo ambito con imprese capitalizzate e distribuite nel territorio titolari di masse critiche capaci di sostenere gli investimenti sia arduo per gli studi tradizionali descritti. D’altra parte, non mancano i soggetti che si candidano attivamente a fare quei lavori al posto nostro, suggerendo: “se sei un Professionista e non un compilatore di moduli passa a noi i servizi contabili e ritorna (per molti comincia) a fare il professionista. In ogni caso il servizio per il quale ti offriamo collaborazione per te sarebbe antieconomico e comunque a breve qualche struttura dimensionata se lo prenderà.”
E il personale che caricava i dati e gestiva l’archiviazione dei documenti? La verità è che la gran parte non è convertibile per mancanza di preparazione, impegni familiari e spesso indisponibilità al cambiamento di ruolo.
Questo scenario apparentemente cupo riporta all’attività professionale vera, e quindi ai professionisti. Difficile convertire le strutture perché la domanda di servizi professionali qualificati cambia. Nelle aziende meccaniche si direbbe “molta prototipazione e pochissime piccole serie”: macchine a controllo numerico flessibili, programmazione cad e operatori in camice bianco.
Tornando agli Studi: tutti professionisti, magari alle dipendenze di chi sa interpretare il mercato, e ha voglia di investire, orientare e posizionare la struttura e guidare e selezionare lavoro e persone. Quindi soggetto imprenditore per la visione e la capacità decisionale, manager per la guida dei professionisti al risultato e professionista per le peculiarità intrinseche di esserlo e conoscere e governare le competenze che si vogliono offrire.

Autore: dott. Gianfranco Barbieri – Dottore commercialista e revisore legale, Partner di Barbieri & Associati.